domenica 9 gennaio 2011

La bocca della verità

Domenica estiva, sveglia con la sveglia visto il tardo rientro di ieri sera (tra l'altro dopo una di quelle serate che ti lasciano dentro il sapore dell'autenticità).
Colazione da uccellino, manca poco meno di un'ora alla partenza. Ansiosa di incontrare gli amici quanto preoccupata per il duro allenamento che ci aspetta...inutile pensarci, esco sorridente alla scoperta di cosa mi riserverà questa, altrettanto ridente, domenica di falso inverno.
Puntuali all'appuntamento una ventina di podisti, ognuno con in mente il suo ritmo. Nelle tasche ieri e negli occhi oggi e domani. Chi è più stanco, chi meno. Chi ha voglia di ridere, chi di tacere. Chi prende quest'uscita con lo spirito competitivo di sempre, chi -come me- con un po' di paura che il breve warm up ha contribuito a tenere un po' a bada.
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Tranquilla attesa per i ritardatari all'insegna dei classici convenevoli, bacetti, ciaocomeva, daquantononcisivede, mipesanolegambe, mammachegiornata, vistochemazziatailnapoligiovedi, oggichesimangia, stasalitaetostaassai...fino a che, senza un vero sparo, si parte per la scalata.
Le mie gambe sono gonfie e pesanti, forse avrei dovuto forzare meno ieri ed evitare di vivere un sabato di 20 ore no-stop. Ad ogni modo, ora non mi tiro indietro e, con la preoccupazione intimamente nascosta sotto la maglietta arancio very cool, comincio a salire con cautela.
Il primo km è abbastanza liscio, ritmo molto tranquillo ed ancora si riesce a scambiare qualche chiacchiera. E' già qui che si comincia ad apprezzare il diverso stato di forma di ognuno di noi ma, in fondo, è per questo che adoro questo sport...è libertà pura, libertà di andare solo con le tue gambe, il tuo cuore, il tuo fiato, la tua sana (o meno sana) ostinazione.
Già al secondo km l'aumento di quota è significativo...77m con un strappo che, ahimè, mi spezza il fiato...e fu l'inizio della fine. Il cuore è salito di già, non riesco a spingere e le gambe bruciano. Ho il fiatone, cazzolosapevo.... l'altimetria è poco clemente e tratti per poter recuperare un po' sono un sogno lontano. Gli amici vanno, cominciano a staccarmi ma li tengo a vista. Ed è questa vista che mi dona tranquillità. La sofferenza non mi impedisce di rimanere stupita dello spendido panorama che segna il mio profilo sinistro. Al di là della mia linea esile, un cielo azzurro lascia vedere l'indescrivibile. Ed e' questa la mia acqua, il mio ristoro. La sofferenza si fa speranza e consapevolezza di non esserci su quelle gambe ardenti. Ma sono serena. Comincio a vedere i tanti amici colorati allontanarsi da me. Ho perso colei che era partita con me, e quelli che mi hanno accompagnato fino a qui prendono a tenere un ritmo che non è il mio. Ed è giusto che sia cosi. Tra il 3 ed il 4km uno stacco di oltre 40m di quota mi stronca. Mollo. Per la prima volta decido di andare al passo, alternare falcata e camminata svelta. Non riesco a respirare nè a recuperare. E'il cuore che batte come un tamburo e salta in petto. Eccola la crudele verità che solo una ripida salita può svelare senza pietà a chi, incauto, la sfida pur cosciente dei suoi limiti. Mi passano davanti due amici che, incoraggianti, mi dicono di non forzare e seguire il mio ritmo. E' tosta, mi dicono. Ed io annuisco. La serenità comincia a lasciare il posto alla rabbia, la rabbia contro quella me stessa che fa finta di ignorare i propri errori, ed in essi persevera caparbiamente. Solo ora mi riconosco. Solo ora mi vedo come allo specchio, come l'ipercriticismo che è solo e soltanto mio. Siamo al 5 km e le cose prendono a migliorare un pochino. Acciuffo una maglietta rossa che passeggia quasi sconosolata, e con lui su fino all'8 km, in una corsetta lenta alternata a pochi passi che un po'mi snerva, un po'mi incoraggia. Vedo la vetta. Dietro di me, solo pochi altri. Davanti gli altri che baldanzosi (oddio, non proprio :)) cominciano la discesa. Senza fermarmi ...inversione ad U e via verso la valle. I km percorsi sono 7,80... i pensieri messi in tasca 7,800.000. Il panorama ora è alla mia destra, fermo immobile. Mi sono miracolosamente ripresa alla vista di tutte quelle gambe, delle coppie di occhi sorridenti, delle mani che mi si tendono. I commenti degli amici, hofreddo, noncelafacciopiù, nontipreoccupareeradura, madonnahomessolaquinta, iononmisonomaifermata, iocelhofatta, nonhopresoiltempo, chimanca, noncifermiamo, attentialladiscesa, hanno aperto le autostrade della mente e ora non ho tempo per pensare alle bastarde gambe che mi fanno male. Ovviamente la discesa è più tranquilla, la faccio chiacchierando, ogni tanto accelero, cazzononportoilbustoavanti, spesso guardo giù.... Una lepre in bicicletta mi fa compagnia e mi dà tanti consigli, quelli che lui scherzosamente chiama "constatazioni amichevoli". Lui è uno che di esperienza ne ha da vendere, io una che ha solo da imparare... e dunque il connubio funziona. Perfettamente, fino a valle. Eccoci tutti qui, chi scappa e corre via ad onorare gli impegni familiari lasciati dormire dolcemente nelle case calde, chi si crogiola nelle chiacchiere di fine corsa, chi prosegue imperterrito. E' come se sentissi tutti i cuori battere, percepisco il silenzio sotto le voci. Cerco di autoconsolare la parte di me che ha un po'fallito la scalata rubando a loro un po'di serenità. La famosa via dei tre castagni mi ha sorpreso; ho fatto conoscenza con un impervio sentiero che ha messo a nudo carenze e debolezze ma che non ha potuto nulla contro la serenità che tante voci amiche mi hanno infuso. Era davide contro golia. E la prossima volta potrò guardarla negli occhi un po'più forte. L'esperienza mi accompagnerà quando gli altri saliranno più veloci. Soffrirò..forse meno, forse più ... ma la scalerò nel ricordo della sensazione di benessere che si prova una volta giunti a valle. E se mollerò anche solo un metro più su avrò vinto la mia gara.

E mentre mi estraneo in questo nugolo di pensieri, il gruppo si è sfoltito e siamo rimasti in pochi.. si chiacchiera, si ride si parla dituttounpo. Il paese ormai è sveglio, senti qualche macchina, ti squilla il cellulare e pensi che forse è ora di aggredire questa domenica piena di vita. Salutiebaci e mi rimetto in moto verso casa... pianopiano dolcedolce....

.....ansiosa di rovesciare sul tavolo tutti i pensieri che ho messo in tasca sulla via, sapendo che lì c'è qualcuno che li saprà ascoltare. Dopo averli vomitati tutti mi tuffo sotto una doccia calda che non lava via nulla, piuttosto incolla sulla pelle ogni attimo.
Le gambe sono affaticate ma il sole fuori chiama, di chiudersi in casa nonseneparlaproprio.... Devo loro una bella ripresa, e voglio dividere con l'altra parte di me questo sole a metà.
Passeggiando lentamente, tengo la sua mano. Compro il pane e mi godo il suo odore. Lasciamo che il passo ci guidi... per gli ultimi (quasi 4 km) di furto autorizzato...

Ho rubato a quest'oggi ma non chiamatemi ladra...ne esco più viva di ieri e più pronta a vivere domani.

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